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RAPPORTO CONFARTIGIANATO LOMBARDIA
Dalla Resistenza al Cambiamento.

Milano 21 maggio 2013


Presentato il rapporto 2013 dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia. UN NUOVO INIZIO. DALLA RESISTENZA AL CAMBIAMENTO. Gli artigiani lombardi hanno smesso di resistere: non perché sia venuta a mancare la voglia di stare, con le unghie e con i denti, sul mercato. Ma perché sono convinti che, a fronte di una crisi che dura da troppo tempo, sia venuto il momento di cambiare atteggiamento, provando a competere con nuovi strumenti. Questo il messaggio lanciato oggi, in occasione della presentazione del terzo Rapporto dell’Osservatorio Artigianato e MPI di Confartigianato Lombardia, alla presenza dell’Assessore alle Attività Produttive, Ricerca e Innovazione Mario Melazzini. “I dati rilevati dal nostro Osservatorio raccontano di una Lombardia ancora forte sullo scenario competitivo, nonostante le difficoltà – spiega il Presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti – Basti pensare che siamo il territorio europeo con il più alto numero di imprenditori e lavoratori autonomi, quasi un milione; e che due distretti lombardi, quello del Mobile della Brianza e quello lecchese dei Metalli, guidano la classifica dei distretti con maggior propensione all’innovazione. Ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle 5.600 imprese artigiane perse tra inizio 2012 e inizio 2013, di cui 3.700 nel solo settore delle costruzioni; né di fronte a un tasso medio di occupazione degli under 35 del 53,9%, inferiore di quasi 10 punti percentuali rispetto al 2007, con 48mila giovani occupati in meno rispetto allo scorso anno”. “La crisi c’è e si vede – gli fa eco Marco Galimberti, vice Presidente con delega per l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia – quello che la nostra Associazione sta cercando di fare è aiutare le imprese a trovare un nuovo modello di sviluppo, che guardi alle possibilità offerte dall’innovazione e dall’export e a nuove forme di aggregazione come le reti di impresa, e a trovare gli strumenti più adatti per perseguirlo. Siamo convinti che la capacità di cambiare sia un ingrediente importante per uscire da questa crisi, e la flessibilità che è nel DNA delle piccole imprese sarà di grande aiuto per farlo”. Prova a guardare dietro la crisi, alla ricerca di un percorso di uscita, anche Francesco Cancellato, ricercatore del Consorzio AASTER, che commenta così alcuni dati emersi dal Rapporto: “Qualche segnale debole di cambiamento già c’è. Lo portano quelle 23mila imprese che nel 2012 sono cresciute, appartenenti ai settori dell’informatica, della net e della green economy e dei servizi alle imprese. Ma anche i dati, ancora numericamente limitati ma in crescita esponenziale, sulle reti di impresa, che vedono primeggiare gli imprenditori lombardi e coinvolgono in egual misura imprese del manifatturiero e dei servizi. Il cambiamento parte proprio da qui, dalla capacità di ibridare manifattura e terziario, territori e metropoli, saperi globali e saperi locali”. La necessità di cambiamento riguarda anche il mercato del lavoro, che in Lombardia resta sostanzialmente statico (-0,3% di occupati nell’ultimo anno) e che, anche nei settori più in crisi, cala comunque meno che nel resto del Paese (-1,5% di occupati nelle Costruzioni in Lombardia, a fronte del -5% nazionale). Condivide questa prospettiva il Direttore di ARIFL Giampaolo Montaletti: “Lo scenario del mercato del lavoro è cambiato negli ultimi anni, e devono cambiare di conseguenza anche le strategie per gestirlo. Bisogna tornare a dire cose scomode ma facilmente verificabili: che i titoli di studio servono se dietro ci sono competenze vive e utilizzabili ma non sono una garanzia, che qualsiasi lavoro è meglio di nessun lavoro, che le competenze codificate valgono sempre di più se sono presenti soft skills, ovvero disponibilità e buon senso, che se vogliamo detassare qualcosa dobbiamo partire dal lavoro manuale nelle piccole imprese e dalla riorganizzazione nelle grandi, vale a dire dalla salvaguardia delle competenze e dalla spinta alla produttività, che non possiamo più permetterci ammortizzatori che tengono le persone lontane dal mercato, che la politica attiva, ovvero cercare un lavoro è l'unico modo per trovarlo e che vale la pena di sussidiare chi ci prova e gli altri no”. Di politiche attive, come sottolineato dall’Assessore alle Attività produttive, ricerca e innovazione, Mario Melazzini, Regione Lombardia ne sta promuovendo diverse: “Intendiamo rafforzare il nostro ruolo di propulsore dell'attività delle imprese lombarde partendo dalla consapevolezza che le aziende non sono solo un “fatto proprietario” ma un luogo in cui si realizza il bene comune: occupazione e benessere. Per questo stiamo promuovendo un’azione combinata su più fronti. Metteremo a disposizione nei prossimi due mesi risorse pari a 60 milioni di euro finalizzate a: stimolare la nascita di nuove imprese; favorire l'aggregazione e l'internazionalizzazione; incrementare l'attrattività del territorio; sostenere la ricerca e l'innovazione. Allo stesso tempo stiamo rivolgendo massima attenzione a temi particolarmente sentiti dalle imprese, specialmente nell'attuale congiuntura economica: la semplificazione degli adempimenti amministrativi e dei controlli, l'accesso al credito e il sostegno alle imprese in difficoltà”.


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