Le Notizie di Confartigianato Como

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ALLARME SOMMERSO
in Italia 640.000 abusivi

Como, 6 settembre 2010


L’economia sommersa arruola un ‘esercito’ sempre più numeroso ed agguerrito formato da 639.900 operatori ‘irregolari’, micidiali concorrenti sleali dei veri imprenditori. In aumento il valore aggiunto prodotto dalle attività abusive: l'incidenza sul PIL nel 2008 è salita al 16,9%, rispetto al 16,6% del 2007. L’Ufficio studi di Confartigianato ha disegnato una mappa dei territori a maggiore presenza di attività abusive e di lavoro irregolare. Il fenomeno dilaga nel Mezzogiorno dove l’incidenza del lavoro sommerso, che a livello nazionale è dell’11,8%, sale al 18,3%, percentuale doppia rispetto al Centro Nord (9,3%). Il Nord Est è l’area del Paese in cui le imprese subiscono la minore concorrenza sleale del sommerso. A livello regionale è la Calabria a detenere il primato negativo dell’abusivismo, seguita da Sicilia, Puglia, Campania e Molise. In Calabria più di una unità di lavoro su quattro (27,3%) è irregolare. All’altro capo della classifica, guida il gruppo delle regioni ‘virtuose’ l’Emilia Romagna, dove il tasso di irregolarità del lavoro è dell’8,1%, seguita dal Trentino Alto Adige, dalla Lombardia, dal Lazio e dalla Toscana. Il rapporto di Confartigianato rileva anche le province con la maggior presenza di attività sommerse: la ‘maglia nera’ va alla provincia di Crotone, seguita da Vibo Valentia, Cosenza, Enna, Brindisi, Caltanissetta, Reggio Calabria, Trapani, Nuoro e Catanzaro. Il sommerso preoccupa molto meno nelle province del Nord: la minore concorrenza sleale si registra a Bolzano, seguita da Reggio Emilia, Parma, Prato, Milano, Firenze, Mantova, Rimini, Roma e Ferrara. A livello settoriale, l'incidenza degli abusivi sul totale degli occupati è molto alta nel settore dei servizi (9,9%), rispetto alle costruzioni (7,7%) e al manifatturiero (3,7%). Le attività abusive minacciano artigiani e piccole imprese, ma producono anche danni sempre più ingenti alle casse dello Stato: tra il 2008 e il 2009, infatti, l’Iva dovuta e non versata è aumentata del 24,4%. Nel 2009 i soggetti che svolgono attività economiche aperte al pubblico ma non hanno mai presentato le dichiarazioni dei redditi individuati dalla guardia di Finanza sono saliti a 7.513 (rispetto ai 7.135 del 2008). Nei primi cinque mesi del 2010 la Guardia di Finanza ha individuato 3.790 evasori totali, per un imponibile di 7,9 miliardi. Tra gli indicatori presi a riferimento dall’Ufficio studi di Confartigianato per misurare il fenomeno del sommerso, vi è anche il tasso di attività della popolazione. Il primo segnale di minaccia di concorrenza sleale del sommerso proviene, infatti, dal forte incremento degli adulti, nè in età scolare e nè in età pensionabile, che escono dal mercato del lavoro: durante la crisi in Italia, vale a dire da marzo 2008 e marzo 2010, 338.000 adulti tra 25 e 54 anni, escono dalla forza lavoro. Di questi 160.000 sono donne e 178.000 sono uomini. Gran parte di questi soggetti risiedono nel Mezzogiorno, dove escono dalla forza lavoro 230.000 soggetti, di cui 143.000 maschi e 87.000 femmine. Più in dettaglio, nei due anni che vanno dal I trimestre del 2008, antecedente allo scoppio della fase acuta della crisi, al I trimestre del 2010 in Italia il tasso di attività degli adulti tra 25 e 54 anni scende di 1,1 punti. Risultato: a marzo 2010 le persone tra 25 e 54 anni inattive sono 5.989.000, di cui 1.361.000 maschi e 4.628.000 donne. Nel Mezzogiorno i maschi inattivi tra 25 e 54 anni sono 807.000 e sono più del doppio (2,2 volte) degli artigiani maschi titolari e familiari iscritti all'Inps (362.400 a fine 2008). In Campania i 277.000 maschi tra 25 e 54 anni non attivi sul mercato del lavoro sono addirittura quattro volte gli artigiani maschi della regione iscritti all'Inps (69.900) La crescita dei soggetti inattivi è particolarmente marcata nel Mezzogiorno, dove il tasso di attività della popolazione tra 25 e 54 anni diminuisce di 2,5 punti. Il tasso di attività più basso degli adulti in età non scolare e non pensionabile si riscontra in Campania con il 57,5%, equivalente a 277.000 maschi e 792.000 donne inattive, seguita dalla Calabria con il 60,2% equivalente a 97.000 maschi e 244.000 donne inattive, dalla Sicilia con il 62,7%, equivalente a 185.000 maschi e 605.000 donne inattive. All'opposto, i tassi di attività più elevati si riscontrano in Emilia-Romagna con l'87,9%, seguita da Bolzano con 87,4%, dalla Valle d'Aosta con l'86,5%, da Trento con l'86,3% e dal Piemonte con l'86,2%. Il fenomeno della riduzione dell'attività in Italia è in controtendenza rispetto agli altri paesi europei: in Germania il tasso di attività della popolazione adulta rimane invariato, in Francia sale di 0,5 punti e in Spagna di 1,7 punti.

Link Utili
www.confartiigianato.it

Allegati
Indice sintetico della concorrenza sleale del sommerso.pdf


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