Negli ultimi anni, la sostenibilità ambientale è passata da essere un valore aggiunto a diventare un criterio imprescindibile nella valutazione dei progetti finanziati tramite bandi pubblici, sia a livello nazionale che europeo. Il Green Deal europeo, il principio DNSH (`Do No Significant Harm`) e la tassonomia verde dell’UE hanno reso evidente una nuova direzione: l’accesso alle risorse pubbliche è sempre più legato alla capacità delle imprese di dimostrare un impatto ambientale positivo o, quantomeno, neutro.
La sostenibilità è diventata un elemento sempre più centrale nei bandi pubblici, sia a livello europeo che nazionale e regionale. Questo cambiamento riflette l’allineamento con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il Green Deal europeo, e le direttive europee in materia di clima, ambiente e transizione ecologica.
I bandi pubblici non sono più meri strumenti di finanziamento, ma si configurano sempre più come leve strategiche per orientare e accelerare la transizione ecologica.
Sempre più frequentemente, infatti, i criteri di valutazione premiano i progetti che dimostrano un impatto positivo in termini di:
· riduzione delle emissioni di CO?;
· miglioramento dell’efficienza energetica;
· utilizzo di fonti rinnovabili;
· promozione dell’economia circolare;
· sviluppo di tecnologie verdi e soluzioni “climate-friendly”;
· gestione sostenibile delle risorse;
· tutela dell’ambiente e valorizzazione del territorio;
· inclusione sociale e parità di genere.
Come appena descritto, molti bandi oggi includono criteri ambientali non solo premiali, ma in alcuni casi anche vincolanti, rendendo imprescindibile l’adozione di strategie orientate alla sostenibilità per accedere ai finanziamenti. Questo significa che le imprese che presentano progetti di efficientamento energetico, riduzione delle emissioni, uso di energie rinnovabili, economia circolare o mobilità sostenibile, ottengono punteggi superiori in fase di valutazione della domanda di contributo. In alcuni casi, invece, l`assenza di adeguate misure di sostenibilità può portare all`esclusione dell’istanza.
Inoltre, un altro elemento sempre più valorizzato è il coinvolgimento attivo delle comunità locali, dei cittadini, degli enti del Terzo Settore e delle imprese sociali, al fine di promuovere approcci di sviluppo sostenibile partecipato e inclusivo. Questo orientamento riflette la crescente attenzione verso modelli collaborativi, capaci di generare impatti positivi durevoli sul territorio.
Nei bandi PNRR, è obbligatorio il rispetto del principio DNSH (nessun danno significativo all’ambiente), nei bandi Horizon Europe, invece la sostenibilità è trasversale e spesso è richiesta una sezione ad hoc sulla sostenibilità del progetto, mentre in molti bandi regionali, come FESR e FEASR, sono introdotti indicatori ambientali nei criteri di selezione.
L’introduzione del principio DNSH nei bandi finanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rappresenta un punto cardine nella strategia europea e nazionale per guidare la transizione ecologica, infatti non si tratta solo di un adempimento formale, richiesto dall`Unione Europea, ma rappresenta una scelta politica e strategica volta a integrare pienamente la sostenibilità ambientale nei processi di investimento pubblico.
Ogni progetto presentato al fine di ricevere un sostegno con risorse pubbliche deve dimostrare di non arrecare danno significativo all’ambiente, secondo sei criteri enunciati a livello europeo. Questo implica la necessità di una valutazione preventiva dettagliata dell’impatto ambientale dei progetti, al fine di garantirne la coerenza con gli obiettivi climatici e ambientali previsti dalla normativa europea. In alcuni casi, è richiesto anche l’adeguamento del progetto tramite misure mitigative specifiche, per ridurre eventuali effetti negativi sull’ambiente. Nella fase conclusiva, è prevista invece la compilazione di specifiche checklist DNSH, che attestano la conformità del progetto al principio di non arrecare danni significativi all’ambiente.
Infine, un numero crescente di bandi richiede la rendicontazione del tagging climatico, tramite l’attribuzione di un coefficiente di rilevanza climatica a ciascuna voce di spesa del progetto, e di indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) o di indicatori equivalenti. Tra questi rientrano, ad esempio l’impatto ambientale del progetto (carbon footprint, rifiuti prodotti, energia consumata), il coinvolgimento di categorie svantaggiate e gli aspetti di Governance, quali la trasparenza, l’etica e il coinvolgimento degli stakeholder.
È una sfida soprattutto per le PMI, spesso meno strutturate sul fronte della compliance ambientale e che richiede il supporto di tecnici e consulenti.
Le sfide per le imprese
Le PMI in particolare si trovano ad affrontare nuove complessità. La documentazione richiesta si è arricchita: analisi LCA (Life Cycle Assessment), relazioni ambientali, piani ESG (Environmental, Social and Governance), certificazioni ISO. Si tratta di adempimenti che richiedono competenze specifiche e un cambio di approccio nella progettazione degli investimenti.
Tuttavia, queste sfide possono diventare un’opportunità strategica. Le imprese che investono oggi in sostenibilità si preparano non solo a intercettare fondi pubblici, ma anche a rispondere alla crescente domanda di mercato per prodotti e servizi green. Inoltre, migliorano la propria reputazione e attrattività verso stakeholder, partner e investitori.
La sfida per le imprese consiste nel dover ripensare i propri modelli produttivi, organizzativi e strategici per allinearsi ai nuovi standard ambientali, sociali e di governance.
Questo implica investimenti in tecnologie green, processi più efficienti, formazione del personale e sistemi di monitoraggio degli impatti, con un significativo impegno anche in termini di
tempo e risorse. Le piccole e medie imprese, in particolare, si trovano ad affrontare difficoltà legate alla carenza di competenze interne, alla complessità della normativa e alla necessità di
redigere documentazione tecnica e rendicontazioni adeguate, come i piani di sostenibilità o la conformità al principio DNSH. Tuttavia, affrontare questa sfida con un approccio strategico
può trasformarsi in un’opportunità di innovazione, competitività e accesso agevolato ai fondi pubblici, premiando le imprese più preparate e lungimiranti.
Come prepararsi a cogliere le opportunità Per affrontare con successo questi nuovi requisiti, le imprese devono dotarsi di strumenti adeguati, tra cui:
Non mancano le esperienze di successo. Un’impresa manifatturiera del nord Italia ha ottenuto un contributo a fondo perduto del 50% per la riconversione green dei propri impianti,
grazie a un progetto che ha previsto il riutilizzo degli scarti di produzione e l’installazione di pannelli fotovoltaici. In un altro caso, una startup agroalimentare ha ricevuto finanziamenti
per la produzione a basso impatto ambientale, valorizzando tecniche agricole rigenerative. In conclusione, la sostenibilità non è più un’opzione, ma un elemento centrale nei processi
decisionali della pubblica amministrazione ed è diventata criterio strategico e condizione di accesso in molti bandi. È necessario strutturare i progetti con una visione integrata, dimostrando
impatto positivo su ambiente, società e governance. Comprendere e anticipare queste dinamiche rappresenta un vantaggio competitivo per le imprese che intendono crescere, innovare e
contribuire attivamente agli obiettivi ambientali europei. I bandi pubblici sono dunque uno strumento potente per finanziare questa trasformazione: le imprese che sapranno integrare la
sostenibilità nei loro progetti non solo avranno maggiori possibilità di ottenere contributi, ma saranno protagoniste della transizione ecologica.
A cura di Silvestrini Barbara