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CREDITI INCAGLIATI E BUROCRAZIA: ECCO I RISCHI PER L`EDILIZIA

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), finanziato con i fondi del NextGenerationEu ha permesso molti interventi economici finanziari per allontanare lo spettro della recessione. Infatti, secondo le stime per il 2023 è prevista una crescita del PIL di 0,6 punti percentuali. La metà di questi derivano dalla manovra di bilancio, che viene discussa in questi giorni in Parlamento, mentre l’altra metà deriverebbe direttamente dagli interventi che verranno effettuati proprio con le spese del PNRR (15 miliardi di euro per il 2023). Vi è però lo spettro dell’aumento dei costi per quanto riguarda i materiali per il settore edile, dato dalla persistente mancanza delle materie prime.

L’edilizia, settore trainante per il nostro Paese nella ripresa del periodo successivo alla pandemia, ha avuto booster dato dall’attuazione del superbonus 110%. Purtroppo, a questo intervento sono legate delle criticità. In primo luogo, come ci espone il Vicepresidente di Confartigianato Como e Vicepresidente Vicario di Anaepa – Confartigianato edilizia Virgilio Fagiolici sono crediti, addirittura del 2021, ma anche legati al bonus edilizia dell’anno corrente, che sono bloccati nei cassetti fiscali, sui quali Confartigianato, insieme ad Aneapa e Cna sta chiedendo lo sblocco per salvare l’attività delle imprese che hanno concesso sconti in fattura”.

 

Questo problema, presente da mesi, non solo non è in via risoluzione, ma sta peggiorando, amplificandosi. Infatti i crediti incagliati sono pari a 5 miliardi di euro. Questo aumenta il rischio di chiusura per molte imprese, ritenute “sane” dall’Agenzia delle Entrate, ma di fatto con i crediti bloccati. Questo porta inoltre l’interesse di speculatori a tassi di usura- chiarisce Fagioli. “Ci sono aziende che per lavorare, non potendo attingere ai fondi incagliati, si trovano costrette a chiedere aiuti economici, per mancanza di liquidità. Altrimenti il rischio è quello di arrivare alla fine dell’anno in default. Altri si sono invece indebitati ulteriormente con le banche”. Una vicenda che si trascina, irrisolta, da mesi e sulla quale Confartigianato ha ripetutamente sollecitato risposte.

In questo momento nel territorio italiano sono decine di migliaia le imprese a rischio chiusura. In Lombardia sono addirittura 1.200 quelle che hanno già cessato l’attività, e potrebbero essere ancora di più se non si permette che rientrino dei costi sostenuti attraverso la cessione del credito.

Cna, Confartigianato e Aneapa stanno cercando di trovare un accordo con il Governo, richiedendo un incontro con i vertici, per portare la questione come dibattito parlamentare, in quanto di fondamentale importanza, per non creare un effetto a catena. Momentaneamente sembra che nessuno voglia mettere mano a questa questione, nonostante le promesse fatte dal nuovo Governo”. – afferma Fagioli.

Per sbloccare i crediti fiscali, che si aggirano su una cifra di 5-6 miliardi, Confartigianato indica tre strade: rendere più flessibile l’utilizzo dei crediti; aumentare la capacità fiscale delle banche, concedendo la possibilità di utilizzare compensazioni; prevedere la possibilità di un ‘compratore di ultima istanza’, a controllo pubblico. In generale, Confartigianato sul futuro dei bonus edilizia, ritiene necessario individuare soluzioni equilibrate e definire provvedimenti certi, strutturali e sostenibili.

 

Il secondo, ma non meno importante problema, è il meccanismo troppo farraginoso della burocrazia. Vi è stato infatti uno stillicidio di modifiche normative, arrivando a contare 224 interventi su detrazioni fiscali edilizie e Superbonus, creando un vero incubo per le imprese. Tra questi interventi 29 sono legislativi, altri decreti legge e ministeriali, arrivando a contare una modifica legislativa ogni 16 giorni.

 

 

 

“Il rischio, che si fa sempre più reale, è che ci sia una moria di aziende, e quindi un drastico calo nel mondo dell’edilizia, un netto rallentamento per il settore che ha trainato la ripresa italiana nell’ultimo biennio”. Settore per il quale siamo leader in Europa, nel periodo post Covid. E questo non riguarda le MPI (Micro Piccole Imprese) soltanto, ma anche e soprattutto quelle che hanno avuto la possibilità di fare lo sconto in fattura, poiché potevano contare maggiormente sulle garanzie delle banche, le quali attendono gli esiti della nuova legge di bilancio.


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