I mestieri d’arte rappresentano per il nostro Paese una risorsa economica fondamentale, un patrimonio culturale frutto di una tradizione artistica e produttiva secolare: una risorsa determinante per il tessuto sociale, capace di creare occupazione e sviluppo economico. Ecco perché l’artigianato artistico e i maestri artigiani italiani vanno sostenuti fattivamente a più livelli in questo momento particolarmente difficile.
Il traguardo è stato raggiunto dopo una annosa battaglia pluridecennale condotta da Confartigianato Restauro sull’unicità del titolo, sancita sin dalla conclusione dell’esito del bando nazionale di qualifica, terminato nel 2018 e ribadita sulla pronuncia del TAR del Lazio di metà gennaio.
Il giudice, esprimendosi contro la richiesta di un’altra Associazione che chiedeva la creazione di più elenchi dei Restauratori di Beni Culturali in base al titolo di formazione, ha confermato che in Italia esiste un’unica figura di Restauratore di Beni Culturali così come già riconosciuta anche dal Ministero dei Beni culturali e che tutti coloro che vi sono iscritti hanno gli stessi privilegi di legge.
Nell’elenco unico gli iscritti dovranno legittimamente risultare differenziati soltanto in ragione del relativo settore di competenza e non anche, in funzione del “titolo” della rispettiva qualifica”.
Il traguardo si è raggiunto grazie a un’azione forte di Confartigianato Restauro. Tutte le amministrazioni pubbliche e le committenze private dovranno far riferimento a questo nuovo strumento democraticamente. Esprimo, per il mio ruolo di Presidente Restauro di Confartigianato Como, una grande soddisfazione per il risultato conseguito a tutela delle imprese e del patrimonio culturale Italiano.
La pandemia ha colpito duramente il nostro Mestiere. Svolgiamo un lavoro che più delle volte è svolto nei cantieri o nel chiuso di laboratori. Durante il duro lockdown siamo rimasti completamente fermi e questo ha comportato una grave perdita di lavori.
Devo dire che, grazie all’incisiva azione di Confartigianato, abbiamo avuto l’opportunità di riaprire le nostre attività e stiamo recuperando il terreno perso.
In collaborazione con alcuni centri di fornitura di materiali, abbiamo partecipato a corsi di alta formazione professionale con docenti di valore internazionale. Questo ha permesso di implementare le nostre competenze per fronteggiare le difficoltà presenti e future.
Noi chiediamo misure capaci di rilanciare le imprese del restauro che, anche nel nostro territorio, difendono e valorizzano l’immensa bellezza artistica e culturale dell’Italia.
L’estensione dello strumento dell’Art Bonus ai beni ecclesiastici, per creare opportunità di lavoro per le imprese di restauro, favorire il recupero del patrimonio artistico e architettonico di proprietà della Chiesa con un beneficio di natura fiscale per l’investitore.
A cura di Ylenia Galluzzo