Dopo la pausa estiva, con l’arrivo del mese di settembre, è ripresa a pieno ritmo l’attività delle nostre imprese e anche di Confartigianato Imprese Como. Quella che ci attende è una stagione ricca di impegni, ma che soprattutto ci porta a porre l’attenzione su alcune questioni, tra le più calde anche nell’agenda politica economica odierna.
Mi riferisco in modo particolare al tema del lavoro e alla carenza di personale da impiegare nei diversi settori che, come sottolineato anche dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli, è diventato uno dei maggiori problemi per le nostre imprese.
La situazione non è sicuramente nuova, ma in questi ultimi mesi la scarsità di addetti qualificati è cresciuta in modo esponenziale, tanto da rappresentare uno dei principali ostacoli per la crescita delle aziende non solo comasche, ma italiane nel loro complesso. Il lavoro c’è, ma a mancare oggi sono i lavoratori: una contraddizione in termini, ma purtroppo clamorosamente confermata dalla constatazione dei dati.
Sono convinto che, per arginare questa problematica, occorra intervenire tempestivamente, partendo dal mondo della scuola perché si avvicini a quello del lavoro, unendo la formazione pratica all’interno delle imprese alla didattica in aula. E’ necessario un cambio di passo affinché i percorsi scolastici diventino sempre più professionalizzanti. Le imprese devono intensificare le collaborazioni con gli istituti tecnici, gli ITS, le scuole professionali, offrendo l’opportunità ai giovani di formarsi sul campo.
Per affrontare queste enormi criticità dobbiamo però fare un passo ulteriore, ossia impegnarci nel cercare di rendere più attrattivo il lavoro artigiano, che può rappresentare un’opportunità per un ragazzo di realizzarsi e mostrare i propri talenti. Dobbiamo però essere consapevoli del fatto che un lavoro, per diventare accattivante rispetto anche alle nuove evoluzioni dei costumi e delle abitudini, deve anche essere “di qualità”: salari adeguati, gratificazioni economiche, vanno accompagnati a un sistema di welfare aziendale in cui flessibilità oraria, uso se possibile dello smart working, e miglioramento generale del clima aziendale, diventano elementi imprescindibili.
Questa è la sfida che ci aspetta, che non possiamo più procrastinare e che dobbiamo affrontare unitamente alla politica e alla scuola. Se vogliamo colmare questa lacuna che rischia di compromettere il futuro stesso del Made in Italy e rende problematico il ricambio generazionale e quindi il trasferimento delle competenze alle nuove generazioni, dobbiamo agire e avviare una rivoluzione culturale per tornare ad avere forze giovani, preparate, competenti e affidabili che portino nuova linfa nelle nostre imprese affinché il sistema artigianale non ne esca sconfitto.