Il Consiglio dei Ministri ha istituito il Liceo del Made in Italy per promuovere le conoscenze e le abilità connesse all’eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana attraverso un percorso liceale in grado di dare competenze finalizzate alla promozione della produzione italiana.
Che valore possiamo attribuire a questo percorso di studi? Quale contributo può dare alla diffusione e alla tutela del valore del Made in Italy? Davvero può rappresentare un valido strumento perché i giovani conoscano e custodiscano la sapienza artigiana?
Ne parliamo con Alessandro Mele, vice Presidente di ITS Italia Cometa.
Il valore del Made in Italy è un concetto molto ampio e che affonda radici nella nostra storia: è una cultura che ha centinaia di anni, capace di generare bellezza. Difficile emulare questo patrimonio, esclusivo italiano, dove alla bellezza siamo stati in grado di associare un forte spirito imprenditoriale. Ma come possiamo coltivare questa bellezza che, oltre a essere un fattore culturale, genera economia?
Noi, come Cometa, abbiamo abbracciato questa sfida culturale dando vita al primo liceo artistico in Italia imprenditoriale artigianale del design: un nuovo percorso di studi, che garantisce ai ragazzi di avere una solida preparazione liceale, potenziando però gli aspetti legati all’imprenditorialità, alla laboratorialità artigianale e a quella creatività che fa grande la nostra Nazione e, nello specifico, la nostra Regione.
La bellezza e la coscienza della bellezza sono parte integrante di questo percorso di studi, ma non si può prescindere dal legame con il mondo del lavoro.
Il successo del Made in Italy parte dal ritorno alla cultura della bellezza, dalla sua conoscenza e dalla sua promozione. Un sapere, però che deve essere calato nella realtà odierna. Questo noi abbiamo fatto in Cometa e l’auspicio è che il neonato Liceo del Made in Italy abbia la medesima finalità.
Lo studio non può permettersi di essere fine a se stesso: fondamentale è fornire ai giovani gli strumenti per fare pratica, affinché quanto acquisito non resti qualcosa di astratto e di non applicabile al futuro lavorativo che li attende. L’auspicio è che la progettualità del Governo segua tale strada e il neonato percorso di studi si cali in modo concreto nella realtà, portando i giovani a diretto contatto con il mondo del lavoro. Sarebbe, a tal proposito, un valore che le botteghe artigiane iniziassero ad “adottare” ognuno una classe facendo fare ai giovani esperienza all’interno delle proprie attività. Un’opportunità importante per gli studenti di apprendere attraverso l’esperienza pratica, fin da subito, quanto studiato e, per le nostre imprese, di trasmettere il sapere artigiano alle nuove generazioni, incentivando curiosità e interesse, e offrendo nel contempo ai ragazzi l’opportunità di sperimentare quanto appreso nell’immediato.
Un plauso va quindi a chi ha promosso l’introduzione di tale corso di studi che riflette lo spirito di Cometa, a patto però che scuola e azienda, quindi il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, viaggino di pari passo. Solo così il sapere artigiano potrà essere diffuso e non restare solo un valore culturale che, pur restando un tratto distintivo italiano, rischia altrimenti di perdere concretezza.
A cura di Francesca Sormani