In quarant’anni ha percorso in automobile quasi 80 volte la circonferenza terrestre. Vale a dire tre milioni e duecentomila chilometri macinati sui suoi mezzi.
Parliamo di Gianluigi Berini classe 1960, titolare dell’omonima impresa di noleggio con conducente da ben quarant’anni. Con lui vogliamo scorrere nel tempo l’evoluzione di un mestiere, a volte pesante ma senza dubbio suggestivo e affascinante.
Come e quando inizia l’avventura della Berini NCC?
Nell’ottobre del 1981, come fosse in questi giorni, portai a casa la prima licenza di noleggio con conducente, comprensiva del servizio di piazza sotto i cinquemila abitanti che ancora oggi mi porto in dote. Avevo una sola autovettura, una Peugeot 505 SR di colore grigio, compagna di tante avventure. Poi, dopo qualche anno, ho aggiunto una seconda licenza e un secondo veicolo alla mia attività di Ncc: una Fiat Croma e, dopo un paio d’anni, il parco auto si è arricchito con una Mercedes 190.
Com’era in quei tempi l’attività di autonoleggio?
Certamente si lavorava bene. E per bene intendo soprattutto dal punto di vista viabilistico. Il traffico era molto ridotto perché le auto erano molto meno di oggi e la clientela era molto variegata: aziende, alberghi e anche tanti privati che si avvalevano dei nostri servizi per andare in ogni dove.
Oggi, con l’aumento delle auto e soprattutto dei mezzi pesanti e degli autobus, e mettiamoci anche le dimensione degli autoveicoli cresciute negli anni, con la maggior parte delle strade che sono rimaste ancora tali al tempo della loro realizzazione, ci troviamo con una mobilità molto difficoltosa, che si riflette naturalmente sui tempi di percorrenza ben lontani da ciò che dovrebbe essere realtà.
Cosa significa autonoleggio con conducente?
Significa fornire un servizio di alto profilo e prestigio, svolta con autoveicoli eleganti e di alto livello meccanico e tecnologico. Vuol dire offrire la comodità di un autista in giacca e cravatta qualificato nella guida, che magari parla inglese e di grande affidabilità. Praticamente un cinque stelle su quattro ruote. Questa è sempre stata la mia filosofia. Offrire un servizio di prestigio senza dimenticare il comfort e il rispetto del cliente.
Ma oltre alla crescita del traffico, cos’altro ha visto in questi quarant’anni di guida?
Il nostro lavoro ci porta in giro tutti i giorni. In Italia ma anche all’estero. Oggi si va a Venezia, domani a Sainkt Moritz. Poi si va a Parigi e poi si torna al mare di Genova per poi partire per Monaco di Baviera.
E’ un panorama in continuo cambiamento, affascinante ma a volte anche faticoso. Ma non lo cambierei con un altro lavoro.
Stiamo vivendo tutti un periodo di grandi difficoltà con la pandemia. Voi come lo avete vissuto?
E’ stata dura e sinceramente lo è ancora adesso. Con il primo lockdown il nostro lavoro è crollato del 100% da un giorno con l’altro. I tre mesi di stop iniziali e poi i successivi, non sono ancora stati metabolizzati dalla nostra attività. L’assenza di aziende e turisti hanno inferto un grosso colpo alla nostra routine lavorativa, e solo da questa estate stiamo raccogliendo qualche nuovo segnale di ripresa, ma molto flebile. Il turista europeo si muove con i propri mezzi e l’assenza dei clienti internazionali è ancora molto forte, ponendo gravi limiti alle nostre potenzialità. Ma non è la prima volta.
E cioè?
Anche in passato abbiamo vissuto altre crisi. Ben tre. Certamente non di portata mondiale come questa pandemia, ma abbiamo dovuto affrontare difficoltà anche in quei frangenti.
La prima è stata la guerra del Golfo negli anni ’90. Dalla sera alla mattina abbiamo visto cancellare decine di servizi, soprattutto da clienti americani.
L’abbattimento delle Torri Gemelle nel 2001 è stato un altro duro colpo per il nostro lavoro, con un 70% in meno di servizi e, recentemente nel 2008/2009 la crisi finanziaria e poi economica, che ha tagliato le nostre “commesse” del 40%. La globalizzazione, come possiamo vedere, può colpire una piccolissima realtà anche in un paese della provincia comasca.
Come avete affrontato tutto ciò?
Diversamente da queste crisi, la pandemia da Covid non è neppure paragonabile. Ci ha investito come un treno in corsa che speriamo stia scorrendo gli ultimi vagoni a distanza di quasi due anni.
Da anni faccio parte del sistema dell’associazionismo di Confartigianato, e questo impegno mi ha aiutato a lottare per me stesso ma anche e soprattutto per tutti gli altri colleghi appartenenti al mio settore.
In veste di Presidente Provinciale, poi Regionale e come componente del consiglio nazionale dei noleggiatori NCC, siamo riusciti in parte ad ammortizzare i danni devastanti che le nostre aziende hanno subito. Abbiamo sollecitato più volte gli interventi del Governo al quale, devo dare atto, di essere intervenuto in più occasioni. Certo, ci aspettavamo risorse più consistenti ma, dobbiamo dire che lo Stato ci ha ascoltati in parte e ha fatto quello che poteva fare in questa particolare contingenza. Da parte mia sono intervenuto bloccando i finanziamenti in atto e cercando di ridurre al massimo le spese, altrimenti oggi non sarei qui a raccontare i quarant’anni della mia attività.
Il futuro? Come lo vede Berini?
La mia visione del futuro rispecchia il mio carattere di inguaribile ottimista. In questi quarant’anni ho sempre investito nell’azienda. Da ditta individuale siamo passati a società ed oggi, contiamo una dozzina di mezzi che vanno dalle automobili di altro prestigio ai van collettivi fino a 26 posti. La nostra attività oggi è più articolata. Con l’ingresso di mio figlio David e sua moglie Pamela stiamo cercando di diversificare i nostri servizi puntando su standard di qualità sempre più elevata. Mia moglie Paola è sempre stata al mio fianco fin dall’inizio, condividendo ancora oggi con me questa avventura. Ho molta fiducia in una ripresa e senza dubbio in un futuro che a poco a poco ci farà dimenticare questa terribile periodo.
E se siamo stati capaci di superare ben quattro crisi, come ebbe a dire Nietzsche: “Quello che non mi uccide, mi fortifica”.
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