La viabilità del nostro, come degli altri territori, è cambiata molto nell’ultimo anno.
Nonostante tutte le restrizioni alle quali siamo dovuti sottostare, molti, anzi moltissimi hanno trovato posto per la bicicletta, per il monopattino. Una passione riscoperta, un bisogno, un nuovo hobby. La bicicletta sembra essere diventata un “bene di prima necessità”. Ora che però, le restrizioni sono finite, le vendite di questi “nuovi” mezzi di trasporto non cessano a diminuire. Il bonus mobilità, l’incentivo economico previsto dal decreto rilancio per chi acquista una bicicletta, anche elettrica, o veicoli come monopattini, hoverboard e Segway, ha sicuramente influito nell’aumento delle vendite. Ma gli incrementi si sono registrati anche in aree del mondo in cui non erano stati stanziati incentivi.
E’ boom anche delle vendite di auto elettriche, in crescita del 41% nel 2020, al contrario dell`industria automobilistica globale che ha subito una contrazione del 16%.
Capiamo di più sul futuro della viabilità con il Presidente di Confartigianato Autoriparazioni, Alessandro Angelone.
1.Presidente, come è cambiata la viabilità nell’ultimo anno e mezzo e cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
La viabilità è cambiata senza alcun dubbio: durante le restrizioni abbiamo perso diversi milioni di chilometri di percorrenza veicolare e questo ha generato un rallentamento delle nostre attività, pur rimanendo, per legge, sempre aperti perché considerati un servizio indispensabile per la mobilità di emergenza dei cittadini e degli operatori dei servizi essenziali!
Ora che siamo ripartiti, le richieste di assistenza e manutenzione stanno generando un buon flusso di commesse, recuperando quelle rinviate nei 18 mesi precedenti, e questo naturalmente ci conforta, anche se il “vuoto” generato da marzo 2020, pesa e peserà ancora su molte delle nostre imprese, carrozzerie e gommisti in primis!
Ad ogni buon conto e per rispondere alla domanda, il futuro non potrà fare a meno della mobilità veicolare, nei grandi centri urbani e nelle metropoli, in molti sceglieranno di non possedere più un’auto di proprietà, utilizzando prevalentemente i mezzi pubblici e all’occorrenza il Car Sharing. Tuttavia, nelle zone rurali e in quelle montane, non si potrà applicare lo stesso “modello”. Avremo quindi una mobilità mista, con una concentrazione di veicoli green nei grandi centri, e l’uso di veicoli endotermici di nuova generazione già con ottimi valori di emissione sul fronte della Co2, che possono diventare eccellenti con l’uso di fonti energetiche alternative, come il metano, il biometano e il gpl. Sono queste, trasformazioni veicolari possibili sin da subito, perché già omologate e disponibili, utili e versatili in tutte le altre molteplici situazioni territoriali!
2.La viabilità tornerà ad essere senza limiti?
A prescindere dalle restrizioni, che tutti desideriamo non avere più, in futuro la mobilità cambierà per altri motivi. Avremo una mobilità sempre più sostenibile e green, che diversi attori dell’Automotive concordano essere l’Ibrido nelle versioni Mild e Plug-in, e naturalmente il Full Elettric.
Io penso che la mobilità ritornerà quella del pre-Covid, poichè l’essere umano non è disposto a rinunciare alla sua personale libertà. Lo stiamo vedendo in questi primi giorni di luglio: aleggia una spasmodica voglia di evasione, di ritornare a viaggiare.
Nei prossimi mesi, chi potrà farlo, si sposterà con la propria auto, secondo i propri tempi. Ci aspettiamo un 2° semestre 2021 buono per l’Automotive, sia sul fronte vendite, che sul fronte riparativo e manutentivo, alla stregua e in linea con le previsioni di crescita del PIL nazionale, nella misura del 4,5%.
3.L’abbiamo vista, qualche settimana, fa al tavolo del Mise, il cui obiettivo è il rilancio del settore Automotive, che rappresenta una forza economica trainante per il nostro Paese anche in termini occupazionali e che va accompagnato e sostenuto nel processo di transizione verso l’elettrico e la mobilità eco-sostenibile. Ma è davvero arrivato il momento di investire freneticamente nell’elettrico? Qual è il suo pensiero a riguardo?
Si è vero, sono stato convocato al Mise il 23 giugno scorso, insieme a molti altri attori del nostro mondo professionale, ognuno in rappresentanza del proprio “mestiere” e portatore dei propri interessi.
D’altronde questo settore vale circa il 20% del PIL nazionale, l’11% di manifattura è, infatti, targata Automotive con circa 1.250.000 addetti. Solo la parte di noi riparatori indipendenti conta 206 mila addetti di cui 203 mila occupati proprio nelle nostre micro e piccole imprese, disseminate capillarmente sul territorio nazionale.
È necessario accompagnare l’intera filiera verso una transizione e/o trasformazione della mobilità, ma credo di non sbagliare troppo, se dico che ci vorrà ancora qualche anno, forse 10 e più, per poterne cogliere appieno il vantaggio.
Per ora posso dire che tutto sta accadendo a causa delle sanzioni Europee verso gli Stati inadempienti: sono certo che senza sanzioni, i costruttori non avrebbero “scoperto” di avere una ispirazione ecologica verso il Pianeta.
Tuttavia, non credo sia arrivato il momento di investire massicciamente su questo fronte, certo non possiamo nemmeno non occuparcene. In Confartigianato seguiamo da vicino le imprese che ne fanno richiesta, accompagnandole verso percorsi formativi di abilitazione specifica PES, PAV, PEI necessarie per poter operare in sicurezza su veicoli di questo genere, che utilizzano tensioni elevate.
In ogni caso questa mobilità farà parte, in futuro, del nostro quotidiano, se ci sono le condizioni economiche, organizzative e strutturali. Io comincerei a occuparmene sin da oggi, senza spendere troppo, ma dotando la struttura di una colonnina di ricarica, (ottima attrattività per i pionieri del full elettrico), abilitandosi ad operare su questi veicoli, pubblicizzando i servizi e le capacità professionali messe in campo dall’impresa e infine dotandosi di alcune minime attrezzature e DPI necessari.
Il mio pensiero al riguardo è semplice, il mondo dell’Autoriparazione ha vissuto delle enormi trasformazioni complesse negli ultimi tre decenni. Questo ha “costretto” l’intera categoria a formarsi, implementare attrezzature diagnostiche all’avanguardia e utensili specifici, ma anche informatizzando i processi riparativi, migliorando l’organizzazione, il servizio al cliente, le performance aziendali.
In futuro bisognerà continuare lo stesso cammino e innovare, allineando la strumentazione diagnostica, alle nuove esigenze del mercato, come la dotazione di radar, di telecamera e sensori per una guida quasi totalmente assistita, in aggiunta alla connettività, già presente sull’alta gamma, che ben presto diventerà di serie sulla maggior parte dei veicoli, come accadde anni addietro per l’Airbag, l’Abs e la Climatizzazione.
A cura di Ylenia Galluzzo