Ad affermarlo è uno studio della società di consulenza globale Alvarez&Marsal, svolto in collaborazione con Retail Economics.
Si assisterà a un aumento di consumi di prodotti italiani perché dopo un iniziale momento di difficoltà, molti rivenditori si sono domandati come progettare catene di fornitura più intelligenti e più affidabili.
L`epidemia ha messo in evidenza l’eccessiva dipendenza da singoli fornitori e l’inadeguatezza di rotte di approvvigionamento da un unico paese (spesso asiatico) per molte aziende. Ecco che dall’indagine emerge come il 55% dei rivenditori abbia già iniziato a diversificare i fornitori e nei prossimi 12 mesi il 53% di loro cambierà le rotte di rifornimento, mentre il 46% prediligerà una politica di near-shoring e cioè di riavvicinamento delle fonti di approvvigionamento.
Le aziende hanno iniziato a valutare meccanismi di approvvigionamento più flessibili e resistenti, meglio attrezzati e per affrontare gli shock della fornitura.
Tra gli altri fattori che influenzano il cambiamento ci sono: la Brexit e gli equilibri geopolitici, la sostenibilità che spinge verso il cambiamento. La questione ambientale che è già da tempo al centro delle discussioni europee. Anche il progresso tecnologico ha rivoluzionato la supply chain che ha spinto verso l’efficienza e snellito le catene di fornitura.
A cura di Ylenia Galluzzo