PAPA FRANCESCO INCONTRA GLI ARTIGIANI
10 FEBBRAIO 2024
Sono stati due giorni carichi di emozioni quelli che abbiamo vissuto a Roma per incontrare il Santo Padre.
Confartigianato Como non poteva mancare a questo appuntamento e la risposta dei nostri Artigiani è andata ben oltre le aspettative di tutti. La partecipazione così numerosa e sentita degli imprenditori comaschi – eravamo ben oltre cento - si è tramutata in un messaggio di coesione e, nel contempo, di grande forza: abbiamo dimostrato il valore di essere associati ed essere uniti in una squadra che, in quest’occasione, si è rivelata davvero “una grande famiglia”.
La gioia di stare insieme e condividere un momento così speciale ha dimostrato l’affiatamento di un gruppo che fa del lavoro, dell’impegno, della dedizione, del sacrificio e della famiglia i baluardi del suo agire quotidiano.
L’incontro con il Santo Padre ci ha permesso di riflettere sul ruolo degli artigiani, sulla straordinarietà del nostro lavoro, ci ha indotto a soffermarci sui problemi e le difficoltà con cui ci scontriamo quotidianamente tra cui la scarsità di manodopera e ci ha, infine, spronato a difendere e preservare quelle caratteristiche che ci rendono unici.
Grazie a Papa Francesco per il messaggio che ci ha rivolto e per quelle parole che hanno saputo infondere nella gremita Sala Nervi di speranza e coraggio, e grazie a voi, colleghi e amici artigiani per aver scelto di vivere con noi questa esperienza indimenticabile.
Il Presidente di Confartigianato Imprese Como
Roberto Galli
LA GRATITUDINE DI CONFARTIGIANATO A PAPA FRANCESCO
“Siamo profondamente grati a Papa Francesco per le parole che ha rivolto oggi ai nostri imprenditori e che ci rafforzano e ci sostengono nell’impegno ad utilizzare l’intelligenza artigiana per contribuire a costruire un modello di sviluppo sostenibile e a misura d’uomo”.
Così il Presidente di Confartigianato Marco Granelli al termine dell’udienza concessa dal Pontefice alla Confederazione.
Granelli è riconoscente a Papa Francesco per aver sottolineato i valori espressi dagli artigiani e dai piccoli imprenditori italiani: trasmissione di competenze, sostenibilità, passione e per il ‘fare bene’, solidarietà, lavoro come ‘ponte’ tra generazioni e al servizio della comunità, per un modello di sviluppo inclusivo”.
Il Presidente di Confartigianato ha testimoniato la volontà degli artigiani di “stare nelle comunità, con l’obiettivo di produrre valore per la società, costruire un futuro senza lasciare nessuno indietro e dove il profitto deve sempre essere conseguito nel solco della mutualità e della generosità, requisiti indispensabili per sentirci veri artigiani”.
Durante l’udienza, i vertici di Confartigianato hanno offerto a Papa Francesco tre doni simbolo dei valori espressi dall’artigianato.
Il Presidente Granelli e il Presidente di Confartigianato Bergamo Giacinto Giambellini hanno offerto il Crocefisso in legno realizzato dagli artigiani di Bergamo e posto nell’ospedale da campo che essi hanno contribuito a costruire durante la pandemia e che testimonia la concreta solidarietà e il generoso impegno nelle comunità espressi dagli artigiani italiani.
Il Vice Presidente di Confartigianato Eugenio Massetti ha donato un calice in argento realizzato dal maestro orafo Carlo Buccio, a significare la devozione degli artigiani che si esprime con la creatività, con il talento e la costante ricerca della qualità manifatturiera attraverso il lavoro come strumento di crescita personale e di progresso economico e sociale.
Il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Davide Servadei ha offerto al Papa un’opera d’arte sacra, ‘La Madonna delle Grazie’, da lui stesso creata con l’argilla recuperata dopo l’alluvione che nel 2023 ha colpito l’Emilia Romagna, a simboleggiare la tenacia e il coraggio, per la rinascita delle attività umane e la tutela del territorio, in nome di uno sviluppo sostenibile.
IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO ALL’UDIENZA CON CONFARTIGIANATO
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono contento di accogliervi così numerosi, imprenditori e rappresentanti della Confederazione, venuti da ogni parte d’Italia. Saluto il Presidente e tutti voi che fate parte di Confartigianato.
Nata nel 1946 sulle ceneri della seconda guerra mondiale, la vostra Associazione ha contribuito alla rinascita e allo sviluppo dell’economia nazionale. In questi decenni l’artigianato ha conosciuto notevoli trasformazioni, passando dalle piccole botteghe ad aziende che producono beni e servizi anche su larga scala. L’uso delle tecnologie ha accresciuto le possibilità del settore, ma è importante che non finiscano per sostituire la fantasia dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Le macchine replicano, anche con una rapidità eccezionale, mentre le persone inventano!
Le vostre attività valorizzano l’ingegno e la creatività umana. In particolare, vorrei sottolineare quanto il vostro lavoro sia connesso con tre membra del corpo: le mani, gli occhi e i piedi.
Le mani. Il lavoro manuale rende partecipe l’artigiano dell’opera creatrice di Dio. Fare non equivale a produrre. Mette in gioco la capacità creativa che sa tenere insieme l’abilità delle mani, la passione del cuore e le idee della mente. Le vostre mani sanno realizzare moltissime cose che vi rendono collaboratori di Dio. Dice il Signore: «Come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani» (Ger 18,6). Benedite e ringraziate il Signore per il dono delle mani e per il lavoro che vi consente di esprimere. Sappiamo che non tutti hanno questa fortuna: c’è chi sta con le mani in mano, c’è chi è disoccupato e chi è in cerca di occupazione. Tutte situazioni umane che hanno bisogno di essere guarite. A volte capita anche che le vostre aziende siano in ricerca di personale qualificato e non lo trovino: non scoraggiatevi nell’offrire posti di lavoro e non abbiate timore a includere le categorie più fragili, ossia i giovani, le donne e i migranti. Vi ringrazio per il contributo che date per abbattere i muri dell’esclusione verso chi ha gravi disabilità o è invalido magari proprio a causa di un incidente sul lavoro, verso chi è tenuto ai margini e sfruttato. Ogni persona va riconosciuta nella sua dignità di lavoratrice e lavoratore. Non tarpiamo mai le ali ai sogni di chi intende migliorare il mondo attraverso il lavoro e servirsi delle mani per esprimere sé stesso.
Gli occhi. Le mani, adesso gli occhi. L’artigiano ha uno sguardo originale sulla realtà. Ha la capacità di riconoscere nella materia inerte un capolavoro prima ancora di realizzarlo. Quello che per tutti è un blocco di marmo, per l’artigiano è un elemento di arredo; quello che per tutti è un pezzo di legno, per un artigiano è un violino, una sedia, una cornice! L’artigiano arriva prima di tutti a intuire il destino di bellezza che può avere la materia. E questo lo avvicina al Creatore. Nel Vangelo di Marco Gesù è definito «il falegname» (6,3): il figlio di Dio è stato artigiano, ha imparato il mestiere da San Giuseppe nella bottega di Nazaret. Ha vissuto per diversi anni tra pialle, scalpelli e attrezzi di carpenteria. Ha imparato il valore delle cose e del lavoro. Il consumismo ha diffuso una brutta mentalità: la mentalità dell’“usa e getta”. Ma il creato non è una somma di cose, è dono, «un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode» (Enc. Laudato si’, 12). E voi artigiani ci aiutate ad avere occhi diversi sulla realtà, a riconoscere il valore e la bellezza della materia che Dio ha messo nelle nostre mani.
I piedi. Le mani, gli occhi… e ora i piedi. I prodotti che escono dalle vostre attività camminano per il mondo intero e lo abbelliscono, rispondendo ai bisogni della gente. L’artigianato è una strada per lavorare, per sviluppare la fantasia, per migliorare gli ambienti, le condizioni di vita, le relazioni. Per questo mi piace pensarvi anche come artigiani di fraternità. La parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) ci ricorda questo artigianato delle relazioni, del condividere insieme. Il samaritano si è fatto prossimo, si è chinato e ha rialzato l’uomo ferito rimettendolo in piedi e ungendolo di dignità attraverso i gesti della cura. Così «la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (Enc. Fratelli tutti, 67). I nostri piedi ci consentono di incontrare molte persone cadute lungo la strada: attraverso il lavoro possiamo permettere loro di camminare con noi. Possiamo diventare compagni di strada, in mezzo alla cultura dell’indifferenza. Ogni volta che facciamo un passo per avvicinarci al fratello, diventiamo artigiani di una nuova umanità.
Vi incoraggio ad essere artigiani di pace in un tempo in cui le guerre mietono vittime e i poveri non trovano ascolto. Le vostre mani, i vostri occhi, i vostri piedi siano segno di un’umanità creativa e generosa. E il vostro cuore sia sempre appassionato della bellezza. Grazie per il bene che realizzate. Vi affido alla protezione di San Giuseppe, che custodisca voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro. Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!
LE IMMAGINI DI UN’ESPERIENZA SPECIALE