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FORMAZIONE E ATTRATTIVITA’ PER VINCERE LA SFIDA DELLA CARENZA DI PERSONALE

“La ricerca del lavoro perduto”: potrebbe essere il titolo di una nuova pellicola da record di incassi al botteghino, ma in realtà è la sintesi esaustiva e incisiva della situazione che sta da tempo attraversando il mercato italiano e che ha aperto il rapporto presentato dall’Ufficio Studi lo scorso 25 giugno nel corso dell’Assemblea di Confartigianato.

Assistiamo quotidianamente a un fenomeno che vede, in una fase di indebolimento del ciclo economico, la crescita della domanda di lavoro e un conseguente aumento dell’occupazione. Sono sempre più ricercate dalle nostre imprese le competenze per affrontare la transizione digitale, ma cresce ancor di più la difficoltà di reperimento di personale qualificato, a cui le piccole imprese stanno reagendo con misure diversificate per attrarre giovani talenti e, soprattutto, riuscire a  trattenerli.

Alla crescita dell’offerta di lavoro delle imprese si associa, quindi, un rilevante e crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Un problema diffuso non solo sul nostro territorio, ma in tutta l’Europa che nasce , in prima battuta, da una profonda crisi demografica, determinata da denatalità e un generale conseguente invecchiamento della popolazione, a cui si uniscono i ben noti problemi del sistema scolastico poco allineato al mondo del lavoro e, non da ultimo, al mutamento delle aspettative dei giovani.

Fattori che gravano sullo sviluppo e sulla crescita delle imprese artigiane, molte delle quali con difficoltà affronteranno il ricambio generazionale che impatterà sull’attività delle stesse aziende in modo inevitabile.

I numeri descrivono con oggettività il suddetto quadro. Nel 2023 le imprese italiane indicavano difficoltà di reperimento per il 45,1% del personale necessario, pari a 2.484.690 posti rimasti scoperti. A giugno di quest’anno la quota di lavoratori introvabili è aumentata al 47,6%. Il problema è ancora più grave per le piccole imprese che non trovano il 48,1% di manodopera richiesta, una quota che balza al 55,2% per le imprese artigiane. Tutto questo per le piccole imprese ha un costo quantificato da Confartigianato in 13,2 miliardi di euro.

La presenza dei giovani, molti dei quali persistono a restare inattivi, è centrale per il futuro dell’artigianato.

Come fronteggiare una situazione che rischia di mettere in crisi un intero sistema? Certo servono nuove politiche e interventi efficaci per far incontrare il mondo delle imprese con quello dei giovani e un nuovo approccio scolastico che formi le professionalità necessarie per gestire l’evoluzione tecnologica che il mondo artigiano non teme, anzi lo vuole fare suo per essere competitivo sul mercato globale, pur mantenendo le proprie caratteristiche di unicità ed eccezionalità, che significa preservare e difendere il Made in Italy. La tanto discussa Intelligenza Artificiale può e deve migliorare la produttività e qualità del lavoro, ma non andrà mai a sostituire la creatività umana e artigiana. Anche in questo caso, occorrono però le competenze per sfruttarla e governarla e il compito di acquisirle per gestirla è affidato in primis alle nuove generazioni.

La carenza di personale è un’emergenza da affrontare subito, soprattutto con un’adeguata politica formativa e informativa, ma anche offrendo un’immagine moderna e dinamica dell’artigianato perché si presenti come un contesto che integra tradizione e innovazione, manualità e digitale e risponde alle esigenze più attuali. Un “laboratorio” dove un ragazzo può esprimere la propria creatività, ottenere successo e soddisfazione. Un mondo che dobbiamo noi per primi impegnarci affinché sia attrattivo e possa continuare a crescere e rappresentare la spina dorsale della nostra economia.


A cura di Alberto Caramel